Garante della privacy: ricetta medica e certificati in busta chiusa

Le ricette mediche e i certificati messi a disposizione dai medici presso le sale d’attesa dei propri studi o presso le farmacie devono essere sempre in busta chiusa per non violare la privacy (come chiarito dal Garante della privacy al presidente della Federazione italiana medici di medicina generale nella lettera del 14 novembre 2014).
 
Tale precauzione è tesa a evitare la conoscibilità da parte di estranei dei dati delicati, quali quelli sanitari, considerando che spesso chi ritira i documenti non è il paziente, ma un persona delegata dallo stesso. In tale caso, è necessaria la verifica che tale soggetto disponga di delega scritta per il ritiro.
 
Lasciare aperti il certificato o la ricetta determina responsabilità per trattamento illecito dei dati - responsabilità amministrative (articolo 162, comma 2-bis del codice della privacy) e, nei casi più gravi, anche responsabilità penali (articolo 167) - e la possibilità di essere chiamati a risarcire i danni, anche non patrimoniali, che il paziente comprovi di avere subito.
 
Si ricorda che i risultati di analisi cliniche, radiografiche e referti medici possono essere inviati sull’email del paziente o resi consultabili online dal computer domestico. Tuttavia, tale possibilità di servizio deve essere facoltativa e richiede il consenso dell’interessato sulla base di un’informativa chiara che spieghi le caratteristiche del servizio di consultazione o consegna on line dei referti. Comunque il referto cartaceo deve restare disponibile. 
 
Le strutture che permettono di archiviare e di proseguire a consultare online i referti dovranno fornire un’ulteriore specifica informativa e ottenere un autonomo consenso.
 
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