L’università di Padova ha condotto un’indagine sui procedimenti aperti da 12 procure della repubblica presso i tribunali del Triveneto, nel periodo 2012-2016, per analizzare l’andamento e la tipologia dei reati relativi al Dlgs 231/2001 contestati alle imprese.
Il quadro che emerge rileva sostanzialmente un’applicazione disomogenea della normativa da parte delle imprese e, mentre da un lato evidenzia un calo del 34 % dei reati contestati, dall’altro registra un aumento delle tipologie di reati presupposto riconducibili al Dlgs 231/2001.
Secondo l’indagine dell’Università di Padova i reati maggiormente contestati sono:
reati relativi alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (76%);
illeciti ambientali (16%);
reati contro la pubblica amministrazione (8%); ricettazione, riciclaggio e provenienza illecita di denaro (4,5%);
reati societari (2,5%).
Certamente molto ancora rimane da fare ma l’indagine evidenza una crescita della sensibilità delle imprese che hanno scelto di dotarsi di modelli organizzativi che rappresentano un efficace strumento di analisi delle procedure aziendali e di automiglioramento.
Al vaglio della Commissione Giustizia del Senato la possibilità di rendere obbligatorio per gli enti l’adozione dei Modelli Organizzativi 231 e dell’Organo di Vigilanza.
Allo studio della Camera l’innalzamento da uno a 5 anni della durata minima delle misure interdittive del Dlgs 231/2001 che si vanno ad aggiungere alle sanzioni pecuniarie.
Paga la società, oltre ai dirigenti, per l’omicidio colposo del dipendente: a puntualizzarlo la Corte di Cassazione con la sentenza n. 2544 della quarta sezione penale deposita il 21 gennaio 2016.